Un museo multimediale, dedicato alla storia di Campomaggiore vecchio, con una vicenda legata all’utopia sociale voluta dalla famiglia Rendina, che tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento realizzò un particolare impianto urbanistico poi abbandonato a causa di una frana che costrinse gli abitanti a trasferirsi pochi chilometri più a valle.
A pochi chilometri dal paese è possibile, poi, visitare i ruderi di Campomaggiore vecchio, il paese dell’utopia distrutto dalla frana del 1885. Ci rimangono le rovine delle abitazioni dei coloni che costruirono il paese per volere del feudatario illuminato e che si dispongono attorno alla Chiesa parrocchiale e al Palazzo dei conti Rendina. Nei pressi del Palazzo Baronale si erge un rarissimo esemplare di sequoia, una conifera originaria della parte occidentale del Nord America importata nella metà dell’Ottocento.
Lungo un percorso che si snoda tra le scheletriche e pur maestose architetture di Campomaggiore Vecchio, che nella loro verticalità sembrano volteggiare in un equilibrio precario, 12 scenografie artistiche – ideate da Antonella Cutolo e realizzate da Rocco Colucci – accompagnano la lettura dei luoghi riaccendendoli di vita per parlare all’uomo contemporaneo della condizione di fragilità che comporta il vivere ma anche della forza del sogno e della speranza.
Per maggiori informazioni visita www.campomaggiorecittadellutopia.it